Il mondo visto da un'orecchie a punta

Guizzi di vita.

Conoscevo già i Måneskin e la loro “Torna a casa” mi era piaciuta al punto da spingermi ad ascoltare il resto del loro album. Non mi aveva fatto impazzire e li ho lasciati a se stessi. Poi è arrivato Sanremo e “Zitti e Buoni”: anche in questo caso, tifavo per loro perché erano tra i pochi concorrenti che portavano qualcosa di diverso dal parlato e soporifero di cui siamo ormai vittime. Poi c’è stato il duetto con Manuel Agnelli che mi ha ridato un guizzo di vita e poi ho iniziato a tifare solo per loro e poi, dopo la vittoria, ho ripreso ad ascoltare “Il Ballo della vita” e mi sono chiesta perché mai non mi avesse convinto. Non solo ho amato quell’album, ma quando è uscito “Teatro d’Ira” ho trascorso i primi giorni ad ascoltarlo a ripetizione, mai paga delle emozioni e dell’energia che trasmette. Questi quattro ragazzi hanno talento, hanno le idee chiare e mi hanno ridato vita: non so nemmeno da quanti anni non sentivo questa voglia di ascoltare musica,  questo desiderio di mettere su dei brani e ascoltare ogni singola parola, ogni singola nota, emozionandomi. E del nuovo album, la seconda traccia mi ha scavato dentro. Coraline fa male perché il testo è doloroso, e fa venire la pelle d’oca perché chitarra e batteria sono potenti, incisive e scavano dentro, risuonano nel sangue. Amo questa canzone come non mi capitava da tempo immemore. Grazie ragazzi per avermi ridato vita. Vi sosterrò sempre perché siete linfa vitale per il panorama musicale odierno, ma siete anche una cura per il mal di vivere di cui soffro. 

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