Il mondo visto da un'orecchie a punta

4/09/2020

Quattro settimane. Tra pochi giorni sarà già trascorso un mese da quando non ci sei più. Cosa sono trenta giorni rispetto a dodici anni di quotidianità? Mi sembra di vivere in una bolla, come se da un momento all’altro dovessi riprendere a cuocere petti di pollo, aprire scatolette di bocconcini o di tonno, per soddisfare il tuo desiderio di cibo. Non riesco a credere che non rivedrò più i tuoi occhi che mi scrutano, il tuo corpo che mi fa le fusa e la tua voce che chiede attenzioni. Eppure ho paura di dimenticate tutto questo, ho paura di trovarmi un giorno a non ricordare tutti i particolari che ti riguardavano. So che è inevitabile, so che un giorno mi sveglierò e non mi aspetterò di vederti, non posso bloccare il tempo, e se avessi questa capacità, l’avrei usata sicuramente prima di quel maledetto 3 Agosto. Mi sento così in colpa per averti fatto questo. So che non c’erano comunque grandi speranze, ma le mie scelte ti hanno fatto stare male, e hanno accelerato il tuo addio a questo mondo. È accaduto tutto quello che temevo accadesse. Ogni cosa. Questo tarlo resterà sempre dentro di me, ogni volta che ti penserò in quel giorno: arrabbiato con me per il digiuno forzato, curioso di sapere dove fossi, in piedi su quel tavolo operatorio, che di lì a poco avrebbe decretato la tua fine. Perdonami Amore mio, io volevo farti stare bene, volevo tenerti ancora un po’ con me, e invece ti ho solo causato dolore. Spero che, ovunque tu sia adesso, ti senta felice e sereno e non abbandonato, perché mamma ti ama e ti amerà sempre, Amore mio.

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